Gaspare e Venusia: pensieri in libertà per un folle
sentimento
Questa  è  la  favola  di  Venusia e
Gaspare due giovani di provincia. La loro storia nacque all'ombra di un
rigoglioso noce.

Il cielo era azzurro mare con delle striature leggere che lasciavano
spazio ai sogni ed alle fantasie. Aironi, buffi nanetti, strani giochi
di luce potevano essere  immaginati  senza sforzo alcuno.
Erano da poco sdraiati, vicini vicini, quando un meraviglioso senso di
appetito sopraggiunse a  riportarli alla  realta':  era
proprio ora di pranzo, ma loro si amavano e questo non poteva che
essere  motivo di gioia. Si guardarono profondamente negli occhi,
scoppiando in una sonora e grassa risata... erano proprio affamati e
felici.
Gaspare prese dalla bisaccia un pezzo di pane di segale, lo taglio'
in  due pezzi identici e lo porse, con graziosa mossa, a Venusia.
Lei sorridendo estrasse  a  sua  volta
dalla   sacca un'enorme,  rigoglioso vaso di profumata
nutella e, con occhio ingordo ammicco'  l'amico 
ignaro.  Il  poverino  non sospettava minimamente 
che di quel vaso per lui non c'era altro che il compito di... lavarlo
una volta svuotato dalla sua compagna, e solo da  lei, 
badate bene amici.  Lui mangio', con gli occhi ricolmi di
invidiose lacrime, il suo pezzo di pane, poi esausto si lascio'
sdraiare al sole. Il sole, amico fra gli amici.
Le ore trascorsero veloci e le prime tenebre iniziarono a ricoprire
dolcemente i loro due cuori solitari.
Il mondo di Morfeo si stava spalancando davanti a loro.
Venusia era una bella ragazza dai modi fini ed aggraziati. I suoi
lineamenti puliti, il suo sorriso  aperto,  la 
sua  giovane eta'  facevano fremere chi si soffermava ad
ammirarla. Il suo corpo  ricordava le effigi delle belle
Dame   liberty, maliziosamente semplici nella loro grazia.
Gaspare   era   un  ragazzotto 
longilineo, dai lineamenti piacevoli nonostante tutto si potesse dire
di lui tranne che fosse  in  carne. Aveva due occhi di un
colore grigioazzurro che ricordavano, per luminosita', quelle aurore
primaverili che tanto mettono di buon umore dopo il tedioso inverno. La
sua  figura  si slanciava con forza nervosa verso lo spazio.
Entrambi erano allacciati in un abbraccio caloroso, ma disinvolto. Le
loro espressioni erano a conferma della beatitudine che risiedeva nei
loro pensieri.
Morfeo, lo spensierato; Morfeo il tentatore.
Morfeo
Nuvole  rosa,  in una sfolgorante riflessione di mille raggi
di luna. Corse a mozzafiato fra cespugli di  ibisco. Profumi.
Sensazioni. Suoni. Turbinii di colori. Amore.
Amore.
La  passione aveva coinvolto i due corpi permettendo loro di
estrinsecare tutto il sentimento racchiuso in essi. Piu' di  ogni
vuota parola, miriadi di sensazioni, fantasie di vita. Rugiada nella
notte.
Venusia stringeva a se la mano abbandonata di Gaspare. I capelli
sciolti, con armoniosi boccoli dorati, le coprivano qua e la' il lungo
collo.
Il respiro profumato. Il calore del suo corpo. 
Sogni e pensieri. Sospiri.
Tam  tam di cuori avvisavano tutti gli abitanti di quel mondo
della venuta alla luce di un nuovo imperturbabile  status... il
loro ritmo... musica per desiderare...
Un'aura  turchese  pervase il cielo. Alcune rondini volavano
giocando a rincorrersi. Un piccolo scoiattolo saltellava di  ramo
in ramo in cerca di cibo.
Era l'alba.

Gaspare, 
come  al  solito, si sveglio' ben molto tempo dopo Venusia.
Sembrava una talpa al risveglio dopo il  lungo  letargo. Con
i pugni chiusi si sfregava insistentemente gli occhi, quasi non 
volesse accettare la  verita' del   mondo.  
L'alba  era meravigliosa, ma lui ostinatamente si rifiutava di
voler aprire le telecamere. Era, come si suol dire, impastato duro.
Venusia lo stava aspettando in riva al  fiume. Si lasciava lambire
i piedi dalle acque, al pari di quei bimbi che cercano di essere 
piu'  veloci  della  spuma  frizzante. Aveva
raccolto i capelli a crocchia e li aveva fissati con una coroncina
di  fiori di lilla'.
Era piacevole osservarli. Erano quasi buffi.
Gaspare era contento di vedere Venusia in quello stato euforico. Pareva
circondata da un'aurea boreale dai caldi colori. Il cielo era di un
colore grigio, con macchie nere che, qua e la', formavano addensamenti
ancora piu' scuri.
Era una giornata strana.
Ad un tratto si levo' una  leggera brezza che smosse i capelli di
Venusia quasi volesse essere una dolce carezza di Gaspare.
Lui, sempre  piu'  contemplativo, sognava ad occhi aperti.
Tutto gli pareva piu' bello, quella mattina.
Si sentiva il fruscio delle foglie. La natura che si ridestava.
Venusia, il suo sogno reale, era veramente bella ai suoi occhi. Si
alzo', quasi con gesto sonnambulo, e le si avvicino'. Le prese il viso
fra le mani e la bacio' a lungo.
Sentiva battere forte il cuore in sintonia con  quello di lei.
Parevano tuoni nel silenzio.
Alcune gocce gli lambirono il volto. Che Venusia, commossa per tanto
slancio, si fosse messa a piangere?
Che il suo amore traboccasse fino a tal punto?
Le gocce si fecero piu' fitte mentre a Gaspare pareva di vedere 
bagliori di luce solcare il cielo. I battiti ora parevano proprio tuoni.
Erano tuoni.
In un secondo l'ira degli dei si scateno' su di loro.
Altro che amore. Era un temporale pazzesco.
Lacrime di commozione... la fantasia puo' fare scherzi, ma questa volta
aveva superato ogni lecita misura.
Gaspare ebbe un sussulto. Con sguardo rapido, ormai del tutto sottratto
al  sogno, scruto' per cercare un riparo per la sua compagna.
Niente di niente.
Il temporale continuava a riversare sui due malcapitati tutto il suo
odio. Il cielo era plumbeo e solo qualche piccola porzione di esso era
piu' chiara. Quel chiarore accecante che tutto promette fuorche' di
smettere.
Era proprio un bel guaio.
I capelli di Venusia si scomposero, cadendole sulle gote rosa. L'abito
le si appiccico' al corpo bagnato mettendo in risalto le sue morbide
forme. I suoi seni turgidi per il freddo, i suoi fianchi, tutto
complicava l'esistenza del povero Gaspare. Venusia poi non era certo la
persona pìu' adatta ad arrangiarsi in simili situazioni. Voleva
un parapioggia. Aveva freddo. E, fin qui niente di grave, il peggio era
che, senza il suo vasetto di nutella, non si sarebbe mossa nemmeno di
un passo.
Gaspare era in agitazione. Non sapeva cosa fare e, soprattutto non era
in grado di giustificare la "scomparsa" del tanto amato vasetto.
Gaspare la nutella se l'era mangiata di nascosto la notte antecedente!
Capite??
Venusia  e Gaspare. Che così' poco bastasse per incrinare
il loro amore?
Questo non sarebbe potuto capitare e non si hanno notizie che sia mai
successo. Erano assieme da troppi lustri e si  adoravano a vicenda.
Si sentivano costantemente.
Pero' Venusia pianto' il muso a Gaspare, questo si'.
Venusia non aveva ancora perdonato a Gaspare lo scherzo della
settimana  prima.  Non che fosse una musona, ma  aveva
iniziato a  tenergli il broncio quasi per gioco ed ora si stava
divertendo nell'insistere.
Venusia da buona giocherellona si era accorta che il nostro malcapitato
le aveva creduto sinceramente.
Gaspare era rimasto sconvolto dalla scena che la sua inseparabile
compagna gli aveva fatto sotto l'acqua scrosciante.
Mai e poi mai avrebbe immaginato una situazione analoga.
Facciamo un piccolo passo indietro.
Vi  ricorderete  dì  certo,  cari 
amici, quello che capito' durante il nubifragio.
Venusia aveva fatto un mare di storie a Gaspare asserendo che lei
sentiva che il suo amore era stato tradito per un vaso di volgare
cioccolato. Nessuno prima di allora si era mai permesso di
trattarla  cosi' infamemente. Solo un   essere viscido e
schifosamente egoista avrebbe potuto toglierle di bocca l'unica
soddisfazione della propria vita.
Roba da far impazzire un rospo.
Va bene tutto, ma la sopportazione di un uomo ha dei limiti. Gaspare
non riusciva piu' a trattenersi.
Pioveva come non era capitato da anni.
Non si trovava un riparo nell'arco di chilometri ed il suo dolce amore
stava letteralmente dando in escandescenze.
Gaspare aveva la  salivazione azzerata ed un piccolo insistente
nodo gli stringeva la carotide. Gli occhi gli erano diventati del
colore dell'acciaio, con le pupille simili a  quando l'oculista,
per scrutarti il fondo della retina, ti versa dell'atropina: due spilli
furenti.
Prese una decisione rapida. O la strozzava seduta stante o si
impiccava. Si', si sarebbe anche potuto impiccare, la nutella l'aveva
mangiata lui, no?
Non fece nulla di cio'.
La guardo' per uno sfuggente lunghissimo attimo e se ne ando'. 
Aveva il sangue che gli  ribolliva nelle vene. Non riusciva a
capacitarsi del fatto di essere meno importante il suo  amore di
un vaso di ...
Quel pensiero lo tormentava.
Si diresse verso il paese. L'acqua gli aveva raggiunto il midollo. Il
fango rendeva pesanti i suoi passi.
Cammino' a lungo prima di incontrare il primo essere umano.
Arrivo' quasi alle prime case che delimitavano il centro abitato
quando, quasi per miracolo, smise di piovere. Con la  stessa
rapidita' con cui era sopraggiunto, cosi' il diluvio cesso'.
Era la festa di mezza estate e la gente, radunata attorno ad un grosso
falo', intonava dei canti corali. Il fumo, denso e profumato, formava
dei mulinelli nell'aria.
Gaspare aveva la tristezza nel cuore, il suo pensiero si bloccava sul
ricordo di quanto era da poco successo. Prese un  boccale
dì birra e la sorseggio' cercando di percepire le sfumature di
quel sapore. Non sapeva dove fosse Venusia.  Forse 
ancora  al  fiume. Forse lo aveva seguito. Forse... 

Bevve un  secondo e poi un
terzo calice, lasciandosi trasportare dalla sensazione leggera e
traditrice di quell'alcool. 
I  canti divennero nenie nella sera rischiarata dal rossore
vibrante di quel fuoco.
L'angoscia lo circondo' lentamente.
Venusia stava ripensando alla scena ed ancora sorrideva, tra se' e se'.
Gaspare le aveva proprio creduto, e come si  era adirato! Lei
stava scherzando, ma era riuscita a recitare in un modo fantastico. Si
era lasciata trasportare dalla   parte eccitandosi alla vista
dei mutamenti repentini d'espressione del suo amato. Continuava a
fissarlo negli occhi   che vedeva trasformarsi in sempre piu'
piccoli ed infuocati. Riusciva a distinguere l'ira di Gaspare anche dai
piu' piccoli  segnali,  ma in  questo caso non bisognava
sforzare la fantasia: era tutto evidente. Ad un tratto lui si fermo' di
scatto  per  poi allontanarsi senza nemmeno darle il tempo di
reagire.
Che l'avesse fatta grossa?
Non era possibile che l'abbandonasse in un frangente simile, via!
Gaspare scomparve fra i vapori ed il pulviscolo sollevati dal temporale.
Che fare?
Lei sapeva benissimo che il suo dolce compagno era follemente
innamorato. Il suo stato d'animo non poteva che esserne una riprova
inconfutabile. Gaspare non vedeva che i suoi  occhi; non percepiva
che il suo respiro. Lei lo sapeva, ma era egualmente in ansia. 
Il  tempo stava trascorrendo inesorabile e lui non si vedeva.
Forse si era recato in aperta campagna, per camminare, solo, in
mezzo  alla  brughiera. Forse era tornato a casa o, forse era
andato in cerca di persone, in cerca di rifugio tra il caos della
folla. Come saperlo?
Venusia scelse quest'ultima ipotesi.
Senza esitare si avvio' fino al piu' vicino centro abitato. Era stanca.
La felicita' e' uno degli stati d'animo piu' personali che ci
siano.  Tutti possono leggertela nello sguardo, ma mai 
nessuno potra' percepire le sottili sfumature che pervadono il tuo
corpo e la tua mente felici.
Venusia, Gaspare.

Si videro da lontano riconoscendosi
istintivamente. I loro cuori ebbero un sussulto contemporaneo ed un
nodo si strinse attorno alle loro gole.
I loro passi indugiarono,  poi con slancio portarono al loro
incontro.
Ti ho cercato dovunque; proferi' subito la ragazza..
Anch'io amore desideravo ritrovarti. Sai mi ero proprio adirato, prima
al torrente.
Sei uno sciocco. Per un po di nutella, tante storie, tante grida, ma
...ti amo.
Mentre stavano dicendosi queste cose, si presero per  mano,
teneramente.
La felicita'.
Ho freddo, sono tutta inzuppata, torniamo a casa per favore.
Ti  prenderai  un malanno così' bagnata... vieni
vicino a me che ti scaldo...
L' amore.
16
ottobre 1984
Gaspare
Racconto
scritto da Adelio Schieroni - Copyright 2004 to tomorrow 
Tutti i diritti sono riservati all'autore
E' consentita la sola consultazione OnLine
Il midi di sottofondo: Per me č importante - Copyright: Tiro Mancino