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Benvenuti e buon divertimento - Fiaba di Mariangela Vinci

La casa nel bosco
 

Per una strada di campagna, costeggiata da un bosco di betulle, passa una macchina con a bordo Giusi e Sonia.
Si stanno recando in un paesino della zona,
per incontrare una loro amica che non vedono da tempo.
La strada non è asfaltata, ma di facile scorrimento.
Il sole splende nel cielo e gli alberi riparano,
con la loro ombra, dai raggi troppo luminosi del sole.
Le due ragazze sono allegre e parlano dei loro ricordi legati alla comune amica.

"Ricordi Giusi quando insieme a Lori ci recammo
in Svizzera? Ci trovammo una sera
in un paese da fiaba.
Mi pare si chiamasse Gruvière.
Arrivammo sull'imbrunire e lo spettacolo
 che si presentò ai nostri occhi ci fece strabiliare!
Nella penombra sul fondo si stagliava un castello,
Eravamo in una piazza con al centro una fontana.
Intorno tanti negozietti
con le proprietarie in costume sulla porta, prima di chiudere.
Ci ripromettemmo di cercare un albergo per la notte
e tornare poi al mattino seguente.
Così facemmo e ricordo il nostro stupore
nell'osservare quanto già avevamo pregustato
la sera precedente."

I ricordi si accavallano e le ragazze non si accorgono
del tempo che scorre.
 

Ad un tratto la macchina si blocca.
Le due ragazze sono sbalordite.
La benzina non manca, errori di guida non sono stati fatti,
sono lontane dall'abitato,
neanche l'ombra di un meccanico e non passano altre auto.
Che fare?
L'unica cosa suggerita dal buon senso è scendere
ed incamminarsi a piedi alla ricerca
di una risposta.
Il cammino è faticoso.
La sera avanza e le due ragazze cominciano ad avere paura.
Ma forse la fortuna viene loro incontro.
Un lumicino appare all'orizzonte. Sì: è proprio una casa!

Le ragazze cominciano a sperare.
La casetta veramente è un po' strana: sembra ballare.
Il desiderio però di trovare un riparo è forte.
Affrettano il passo e finalmente arrivano.
Sono un po' stupite per il fatto che, proprio nel bosco, ci sia un'abitazione.
Bussano alla porta di legno e si affaccia
un vecchietto.
Un tipo strano, rosso in viso, capelli folti, occhi vivaci.

"Finalmente siete arrivate!
Vi aspettavo"

Ma come, pensano le ragazze, come sapeva che saremmo venute?
Cominciano a tremare.
Ma il vecchietto le rassicura, o, almeno, tenta di farlo.

"Sono stato io a fermare la vostra macchina!"

Sempre più stupite le giovani si domandano
chi possa essere quel tipo misterioso.
Il vecchietto si accorge del loro stupore e comincia a presentarsi:

"Mi chiamo Berto ed abito qui da parecchi anni.
Tempo fa una fatina: non stupitevi, le fate esistono.
Dicevo: una fatina molto graziosa mi raccontò una strana storia.
Mi disse che, quando stavo per nascere,
era apparsa alla mia mamma.
La rassicurò e disse che si sarebbe presa cura  lei del bimbo
che doveva nascere e che gli avrebbe fatto un grande dono:
la chiaroveggenza!
Quando ebbi sei anni la mamma mi raccontò il fatto.
Mi rese consapevole del dono che avevo ricevuto
e che, senza accorgermene, già avevo esercitato.

Ma in che cosa consisteva questo dono?

"Adesso ve lo spiego:
posso sentire anche a distanza se qualcuno si avvicina alla mia casa
Intuisco se le persone sono possibili amici oppure no.
Se gradisco la loro venuta faccio in modo che possano raggiungermi.
Quando ho sentito nel mio cuore che eravate voi.
ho fermato la vostra macchina e vi ho guidate fino a me."

Perché proprio noi? E che cosa volete farci?

"Non abbiate paura, volevo conoscervi,
capire il vostro modo di vivere, se siete felici o infelici,
volevo solo aiutarvi."

Ma noi desideriamo raggiungere la nostra amica
e trascorrere con lei qualche ora.
Non ci occorre altro.
Non deve trattenerci qua.


Le ragazze avevano timore di essere plagiate.
Si raccontavano tante storie in giro!
Nel bosco, intorno alla casetta,  vivevano molte creature da fiaba.
C'erano fate, gnomi, elfi, ma non si facevano vedere se non
da chi poteva essere preparato ad accoglierli.
Berto li conosceva e, diceva lui, li poteva vedere e farsi aiutare da loro.
Raccontò che un giorno aveva assistito ad una scena divertente.
Un piccolo gnomo correva felice tra gli alberi
quando ebbe il desiderio di mangiare.
Gll gnomi amano le cose dolci, ma lì non ce n'erano.
Incontrò una fatina e ls pregò di prestargli la sua bacchetta magica.
Quella bacchetta in mano a lui non faceva altro che roteare
come una girandola e non ubbidiva affatto ai suoi comandi.
Lo gnomo si spazientì e avrebbe voluto rompere
quella ribelle.
Ma come  tentò di spaccarla ecco apparire una tavola imbandita
con sopra ogni sorta di dolciumi.
C'erano pasticcini, cioccolate, creme.
Il piccoletto stupito, ma felice, cominciò a mangiare
un po' di tutto, tanto che il suo pancino quasi scoppiava!
La fatina si divertì e cominciò a ridere di cuore saltando e danzando.
Era uno spettacolo veramente incredibile!

La fatina spiegò quanto era accaduto:
la bacchetta è magica solo in mano ad una fata,
ecco perché la bacchetta si ribellava al comando e roteava.
Allora lei le ordinò di ubbidire al desiderio del piccoletto.
Tutto chiaro!



Le ragazze ascoltarono incredule
e chiesero a Berto di permettere loro
di proseguire il viaggio interrotto.
Berto non era d'accordo, ma, alle suppliche delle due giovani,
cedette e promise di aiutarle purché lo avessero
 accontentato esaudendo un suo desiderio.

 "Promettetemi di tornare qui al vostro ritorno.
Sono sempre solo e sento che la vecchiaia sta arrivando
per cui non ho più tante possibilità di usare il dono
che mi fece la fatina.
La durata del dono è limitata.
Presto terminerà!"

Quasi piangeva il meschino!
Le ragazze promisero e in un attimo
si ritrovarono sedute nella loro auto.
Questo fu l'ultimo intervento magico di Berto.

 

Le giovani, al ritorno, non dimenticarono la promessa fatta,
si fermarono accanto alla casetta, ma Berto non c'era più.
Era morto qualche giorno dopo l'ultima magia.



 
 

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