SONO STATA A PORQUEROLLES [estate 2000]

(impressioni e osservazioni di Mariangela Vinci)

Isola di pace.
Sole – verde – mare.

Spiagge libere – aperte a tutti, anche ai cani. Sì, anche ai cani, mentre in ogni spiaggia italiana è proibito loro l’ingresso.
Cani, quanti cani, piccoli e grandi, tutti liberi e buoni, che quando si incontrano fra di loro si salutano e via. Sanno scansare le biciclette e le poche auto di servizio, le sole che possono circolare, ma quante biciclette!

Sono seduta su una panchina della piazza antistante la chiesa.
Saprò poi che è detta PLACE D’ARMES e sto ripensando a quanto già ho potuto scoprire dopo il lungo viaggio da Torino, il passaggio sul traghetto, l’entrata nell’Hotel Les Medes.
Molto accogliente questo Hotel. Appena aperta la porta della camera mi ritrovo in una cucina dotata di ogni elettrodomestico piccolo e grande. Avrò la possibilità quindi di farmi riscaldare la prima colazione e di conservare nel frigorifero latte e qualche altro cibo.
Passo in camera: spaziosa, luminosa. Con un grande lettone su cui sono certa farò delle profonde dormite, dato il silenzio che colpisce. Bello anche il bagno, con la doccia e un comodo lavabo.
Ma torniamo alla piazza dove ora mi trovo. Mi colpiscono subito la sua ampiezza e la facciata della chiesa. È dedicata a Sant’Anna, patrona dell’isola. Entro e vi osservo l’ordine e la sobrietà. Si respira un clima di raccoglimento e di serenità.
Eccomi di nuovo all’aperto. Mi guardo attorno e noto che la piazza è circondata da una serie di negozietti, di bar, ristoranti, pizzerie. Regna l’ordine e noto la varietà degli oggetti esposti e la cortesia del personale sempre gentile.
A questo punto mi domando: chissà qual è l’etimologia del nome di quest’isola. Mi documento e sento diverse versioni: chi dice che il nome derivi dai “maiali selvaggi” arrivati dal continente per mangiarsi le ghiande della foresta: chi dice derivi da “Olla”, o terracotta, oppure da “Por Cayrola” nome dato alla lavanda qui abbondante. Quindi, ed a me piace di più, sono ne “Il Porto della lavanda”.
Ma ora è giunto il momento di muoversi. Inizio così le mie passeggiate sull’isola.

PASSEGGIATE

Dal momento che occorre andare a piedi, dato che non so andare in bicicletta, coraggio!

Con Heidi, la mia cagnetta per ora al guinzaglio, affronto la strada.
Per rimanere più a lungo nei luoghi visitati acquisto una sacca da portare in spalla e dotarla di panini per il pranzo, di un po’ di frutta e soprattutto di una bottiglietta d’acqua, poiché durante il cammino non ne troverò.

1° giorno: Spiaggia dello STADIO .de la Courtade. Cerco questo benedetto stadio che non arriva mai. Infatti io cerco un vero stadio come sono abituata a vedere nella mia città. Finalmente una scritta Stadio…, ma non c’è che un campo di calcio!
La camminata, forse perché è stata la prima, mi è sembrata assai lunga e faticosa, mentre poi ho scoperto di essermi sbagliata nel mio giudizio!
La strada si sviluppa in mezzo ai boschi di eucalipti e di altra abbondante vegetazione. La spiaggia si presenta libera e sabbiosa. Vedo che i bagnanti procedono sicuri camminando a lungo nell’acqua toccando il fondo con i piedi e con l’acqua che arriva loro fino alla cintola.
Vorrei provare anch’io, ma non mi fido: non so nuotare!

2° giorno: Visita al Forte, cioè il FORT SAINTE AGATHE  Questo potrebbe essere già esistito nel 1200 come ”Bastidas de Porquerolles”. La salita si fa ripida e la scalinata che si presenta all’ingresso è dura. Ma voglio salire quei gradini e ci riesco con l’aiuto di un gentile turista.
Già non ho detto che sono anziana e che le mie ginocchia faticano a salire anche un piccolo gradino!
Lo spettacolo che mi viene offerto è già veramente incantevole, ma sono certa che lo sarà assai di più se riuscirò a salire sulla torre. La visione è stupenda: il villaggio, il porto con le navi ancorate, il mare che sembra brillare con il suo azzurro intenso sotto i raggi del sole.


 

La visita all’interno è molto interessante. Sembra di entrare in una grotta. Una gentile signora addetta all’accoglienza mi aiuta a procedere per una ripida scala. Osservo le mura la cui larghezza è impressionante. Ho saputo che misurano cinque metri e che sono state fatte così grandi per resistere ai cannoni di eventuali nemici.
Fermo alcune immagini scattando qualche foto e poi, comodamente seduta sulla scalinata esterna consumo il mio pranzetto e mi preparo per il rientro.


(Entrata al Forte)




(Nave antica in legno)



(Le olle)




 
3° giorno: Il FARO. È un’attrazione tale che supero coraggiosamente la dura salita dell’ultimo tratto di strada.
Ecco finalmente il faro!

Vorrei salire anch’io sulla torretta, dove vedo alcune persone in contemplazione, ma subito non me la sento!

Mi occorre una breve sosta.. Ci sono lì accanto due signore sedute su comode poltroncine. Domando loro se mi permettono di riposarmi e, gentilmente mi offrono una sedia, una ciotola d’acqua per Heidi e scopro che abitano lì accanto. Mi lasciano per andarsene via e così mi accingo a consumare il mio pranzetto, a ristorarmi e poi, coraggiosamente, entro nell’interno del faro e salgo per una scala a chiocciola, un po’ timorosa per le mie gambe, e poi affronto un’altra scala a pioli, che Heidi si rifiuta di fare. Ma io persisto e sono premiata dalla vista stupenda del panorama.



 
 

Soddisfatta del risultato ottenuto, prima di ripartire voglio ancora fotografare la splendida vegetazione di quel luogo:

gli oleandri

 

le piante grasse

e infine ...un ultimo saluto al faro

 

4° giorno: Visita ad HAMEAU AGRICOLE, LE CONSERVATOIRE BOTANIQUE NATIONAL

Eccoci per la strada che porta ad Hameau.
La strada è costeggiata da boschi e da vigneti. Passano carri di contadini che vanno alla vendemmia. L’uva è veramente squisita, eccezionale.
L’ingresso all’esposizione è libero. Già nel giardino ho potuto ammirare specie di piante rare come la Genet à feuilles de Lin, la Barbe de Jupiter, piante ornamentali di Lauriers-roses, di Mimose, ecc.
Nell’interno ho potuto vedere raccolte di sementi, la spiegazione dei vari metodi di coltivazione.
L’hameau agricole è un complesso di laboratori, locali amministrativi, alloggi per il personale che ammonta ad una ventina di persone


Nell’interno:


 

(un nido)
Dato che la visita non ha preso molto tempo, procedo verso la spiaggia d’argento, così detta per il caratteristico colore argenteo della sabbia...
Io l’ho battezzata “spiaggia delle sabbie mobili”, dato che per arrivare al mare, si cammina a lungo sprofondando nella morbida sabbia, che si apre ad ogni pedata. Poi, in un’altra visita, scoprii che avrei potuto accedere alla spiaggia per una via più comoda...
La vista anche da questo punto è veramente incantevole.

5° giorno: - Riposo. Cioè non cammino più a lungo per i vari sentieri, ma mi fermo ad osservare il villaggio.


 

Esco dall’hotel Les Medes e mi trovo accanto ad una rivendita di frutta ed a un bar, uno dei tanti...
 


Proseguo e mi ritrovo al ristorante “La Calanque” dove ogni sera ci rechiamo a cenare. È un locale molto simpatico ed affollato. I cibi sono molto vari: si può scegliere pesce o carne, a piacere. Il dessert poi è una ghiottoneria, una mousse al cioccolato, per esempio, da leccarsi i baffi!

Proseguendo attorno alla piazza, noto bancarelle di frutta e verdura, altri locali folcloristici come il supermercato, la rivendita di baguettes, il gelataio e così via, fin che mi ritrovo davanti alla chiesetta e l’osservo.


Prima la chiesa era una cappella militare e, nel 1929 diventò chiesa parrocchiale. È dedicata a Sant’Anna ed è dotata di una splendida Via Crucis scolpita con l’uso di un solo coltello su massi di noce. L’inaugurazione fu solenne e le 14 stazioni furono portate da 14 uomini del “Bat d’Aff” o battaglioni d’Africa alla luce di tante fiaccole.
Di fronte alla Chiesa la Place d’Armes, così chiamata perché qui si allenavano i militari. Ora si allenano invece i giocatori di bocce, che organizzano anche tornei.


6° giorno: La passeggiata mi porta ancora verso il Faro, per il desiderio di trovare la lugana di cui mi è stata detta l’esistenza, ma che ancora non mi era stato possibile vedere... 
Lungo il cammino ammiro ancora gli alberi maestosi e la vegetazione lussureggiante.

Purtroppo non trovo neppure questa volta la laguna. Forse cerco qualcosa di grande, con animali acquatici, che no ci sono più. Nel pomeriggio mi avvio verso la spiaggia di Courtade e trovo molto più breve il cammino dal momento che dopo il primo giorno ho fatto un buon allenamento camminando a lungo per i viottoli dell’isola.


Lungo la strada mi soffermo a leggere i cartelli esplicativi delle varie coltivazioni e mi rallegro per la sollecitudine dei responsabili nel mettere a disposizione dei turisti informazioni importanti.

Ed eccomi giunta sulla spiaggia ad ammirare la bellezza del mare, il suo colore, il colore del cielo che si fonde con quello del mare, colore messo in risalto dal colore della sabbia.


Navigano sull’acqua tranquilla alcune imbarcazioni.
Al ritorno ammiro ancora le pinete con lo sfondo del mare e la fatica del camminare, a volte, non si sente più C’è solo tanta gioia nel cuore per tutte le meraviglie osservate.



7° giorno: Perché non fare una visita anche al CIMITERO?
Trovo sia giusto dare un saluto a chi, durante la vita, ha dato tanto per rendere così attraente quest’isola, già bella di per sé per le sue bellezze naturali, ma resa ancora migliore dal lavoro e dall’amore dei suoi abitanti.
Cosa strana, ma fin verso il 1823 a Porquerolles non esisteva un cimitero. Il 7 dicembre del 1823 si riunirono i maggiori abitanti ed i capi degli uffici amministrativi e militari allo scopo di provvedere all’edificazione di un cimitero.
Alcuni proprietari cedettero al comune la superficie del terreno detto “la vecchia fattoria” e tutte le pietre necessarie. I lavori furono terminati il 16 novembre 1861 e la croce fu eretta nel 1869.
Questo cimitero non è molto grande, ma è molto caratteristico per l’ordine delle tombe ben allineate, tutte ornate di fiori e ghirlande.
Entrando noto subito sulla sinistra la tomba del signor FOURNIER.
Il Signor Fournier fu proprietario assai stimato dal momento che cercò di dare all’isola una prosperità che non aveva mai avuto. Introdusse ad esempio diverse varietà di piante per ornamento e alberi fruttiferi. Sviluppò la vigna che diede molti frutti ed ettolitri di vino eccellente. Furono modernizzate le cantine e fu dato lavoro a molti operai.
Inoltre il Signor Fournier sovvenzionò un medico e nella “villa du Commandant” sistemò quattro suore per badare ai bambini e dar loro un insegnamento catechistico, lezioni di cucito e lavorazioni a mano.

Il Signor Fournier morì nel 1935.
Fu eretta in suo onore la tomba che mi colpì all’ingresso.

 E accanto alla sua quella della moglie.


All’uscita mi dirigo ancora verso il faro con l’intenzione di scoprire l’esistenza della laguna!
La mia testardaggine è premiata con l’incontro di una persona che me la indica. C’è un recinto, una radura, un piccolo laghetto, direi uno stagno, un canneto, ma di animali neanche l’ombra! Forse dalla strada non si vedono…
Proseguo verso la plage d’argent e trovo un bar – ristorante molto accogliente. Si può dire che è sulla spiaggia: è diviso in due sezioni: il ristorante, elegante, proprio prospiciente la spiaggia, ed il bar un po’ discosto, ma ugualmente accocliente. Mi fermo per una breve pausa.
Osservo la sabbia e noto che è veramente di un colore argenteo ed invita ad accedervi per un cammino in riva al mare.. sembra di camminare su una morbida moquette. Non sono più sulle “sabbie mobili”!
E domani?

8° giorno: Visita al Forte Le Bon Renaud. Oltre la plage d’argent arrivo al Ponte di Bon Renaud dove si trova il forte.
Durante la maggior parte del secolo diciannovesimo, Porquerolles venne usata come centro di convalescenza per i soldati rimpatriati dalle guerre coloniali. Essi furono sistemati negli accampamenti della Courtade e di Notre-Dame costruiti da Napoleone nel 1811.
Napoleone aveva fatto mettere diverse batterie e numerosi soldati per difendere l’isola, ma solo nel 1861 furono costruite alcune fortezze fra cui il forte del “Bon Renaud”. La “Pointe du bon Renaud” fu chiamata così in memoria di un suo proprietario il quale era tanto buono quanto valoroso.
Per entrare nel forte si passa su un ponte, un tempo levatoio, che sovrasta un fossato. Le camere si presentano con letti di discrete dimensioni; sono piccole e le volte di ingresso sono basse.
Salgo una ripida scaletta e mi trovo su un terrazzino dove, nel muro, ci sono numerose feritoie da cui potevano sporgere i cannoni durante gli assalti nemici. Dalle feritoie non vedo che alberi e, in uno squarcio, un tratto di mare.
Scendo e, all’ingresso mi fermo a leggere un cartello che riguarda vari episodi avvenuti nel XIX secolo.
Dal momento che l’ho trovato molto interessante l'ho riportato su sailing.eaudeporquerolles.com 


CONCLUSIONE

La visita a Porquerolles si può dire terminata. È giunta l’ora della partemza. Si va via da quest’isola con dispiacere e credo che se Heidi potesse parlare confermerebbe questo dispiacere. Posso interpretare il pensiero della mia cagnetta:

“Restiamo qui, padroncina, è troppo bello! I profumi che sfiorano il mio naso sono delicati e non li ho mai sentiti. La libertà di correre senza quell’arnese che tu chiami guinzaglio mi dà tanta felicità. Poi incontro tanti amici che mi salutano festosi. Anche le persone mi trattano bene, mi coccolano e mi piace tanto. Tutta quell’acqua poi! Un po’ mi fa paura, ma è stato bello camminare sulla sabbia, bagnarmi accanto alla sponda, asciugarmi al sole. Restiamo qui!”

Questo ed altro direbbe Heidi, ma anche lei dovrà rassegnarsi e terminare le vacanze.
Per chiudere desidero ancora ricordare che ho trovato anche tanti gatti, liberi e socievoli, come questo incontrato sul porto una sera durante una passeggiata. Ci ha osservati, poi è salito più in alto possibile per canzonarci con il suo musetto.

Con lui voglio salutare quest’isola d’incanto nella speranza, chissà, di poterci un giorno ritornare.



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