Gruppo
Fermodellistico Milanese
"Italo Briano"
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- LA REVISIONE DEI MOTORI:
MOTO E MOTORI IN UNA E636
a cura di Giancarlo GENNARI
Confesso che ho letto, riletto, rivoltato per innumerevoli volte tutti gli articoli che trovavo su riviste e pubblicazioni del settore inerenti la trasmissione del moto in una locomotiva elettrica.
Nonostante abbia profuso tempo ed energie, mi trovavo a mal partito tra alberi cavi, anelli danzanti, pacchi di molle d'acciaio a lamina, tamponi di gomma ed amenità similari. Infatti, pur personalmente abbia tentato di decifrare i disegni e le fotografie d'insieme, non riuscivo ad andare molto lontano dal punto di partenza.
Finalmente, la folgorazione durante una visita guidata presso le Officine Grandi riparazioni di Verona: il fatto di poter vedere dal vivo e, soprattutto la grande disponibilità delle maestranze a rispondere alle mie domande, magari non tutte intelligenti, mi ha permesso, finalmente, di....illuminarmi d'immenso. Vorrei perciò cercare di spiegare un poco - sperando di non incorrere in castronerie, con l'ausilio di alcune fotografie, com'è fatto un motore elettrico e quali sono gli organi ad esso collegati che permettono ad un bestione di cento tonnellate di muoversi.

I motori sono in numero di sei, uno per asse: le loro carcasse (foto qui sopra), ancorate rigidamente al telaio dei carrelli, si distinguono in destre e sinistre a motivo del fatto che vi sono gli ingranaggi di trasmissione del moto posti tutti da un lato.

Ogni singolo motore contiene un rotore (foto qui sopra).
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Sopra ogni rotore vengono fissati dei pacchi di lamelle di rame (nelle foto qui sopra).

Queste lamelle di rame vengono "impacchettate" entro bandaggi in nastri di filato di vetro e resina poliestere che successivamente vengono cotti in autoclave in modo da formare un tutt'uno (nella foto qui sopra); questo tipo di bandaggio permette di contrastare più efficacemente la forza centrifuga generata da un regime di rotazione maggiore rispetto a quella di progetto, con conseguente incremento delle prestazioni del motore, ed è stato introdotto a partire dal 1957 in sostituzione di quello in acciaio armonico.In particolare sulla sinistra dell'asse, è possibile osservare il collettore su cui strisciano i carboncini (nella foto poco più in alto a destra).
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La corona dentata, composta da due semicorone unite tra loro onde dare la possibilità di essere fissate (nella foto qui sopra a sinistra) sull'albero cavo (nella foto qui sopra a destra) riceve il movimento dal pignone calettato sull'albero motore attraverso un ingranaggio intermedio composto da 33 denti, introdotto a causa della distanza che intercorre tra lo stesso e l'albero cavo.
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Nella foto si possono anche osservare alle due estremità dell'albero cavo i sei mozzi
applicati a delle flange saldate sullo stesso che, tramite dei tamponi di gomma detti
silentbloc, vengono fissati nei centriruota (nella foto qui sopra a sinistra) cui
trasmettono il moto; detti mozzi ed i relativi tamponi sono collegati tra loro,
esternamente tramite bilancieri che hanno lo scopo di ripartire lo sforzo. Sui centriruota
vengono successivamente calettati a caldo i cerchioni. Nella nella foto qui sopra a
destra si può osservare una sala completa.
Tutte le foto sono state scattate presso l'OGR di Verona Porta Vescovo nell'aprile del 1996, in occasione di una visita sociale all'impianto.
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