Oggetti volanti Oggetti volanti: identificati e non. a cura del cap. d. m. Emilio Giuliano Bacigalupo

Di recente attualità sono le conseguenze di oggetti volanti fuggiti alla volontà umana e sfortunatamente proiettati su altri uomini: nelle corse veloci un pilota ucciso ed un pilota gravemente ferito, rispettivamente da una ruota e da una molla staccatesi da vetture precedenti.
Ciò mi riporta a due avvenimenti personali: molti anni fa vidi in una automobile aprirsi il portabagagli ed una valigia cadermi davanti, ma in tempo per scansarla senza danni. Pochi anni fa invece stavo per superare un autocarro quando dal suo carico aperto scivolò una forma parallelepipeda bianca (stimabile 75x20x5 centimetri) che rimbalzando sull’asfalto dette l’impressione di essere polistirolo. Istintivamente però rallentai anche per passare dalla seconda alla prima corsia ma, nell’istante della deviazione, l’oggetto colpì la ruota posteriore sinistra squarciandola. Era una lastra di marmo e, se non avessi effettuato la frenata e la sterzata, avrei quasi sicuramente subito l’impatto nel parabrezza: e non sarei qui a scriverne. Denunciai l’incidente al casello di Lodi, alla polizia, all’assicurazione ma, non avendo potuto rilevare la targa, dovetti aggiungere il danno allo spavento.
Se già l’incuria è colpevole, che dire dell’azione omicida di chi getta sassi dai cavalcavia sulle auto transitanti?
Con un salto di qualità e quantità, negative purtroppo, ricordiamo oggetti volanti "frutto" delle battaglie tra le nazioni, dove i vincitori addebitano solitamente tutte le colpe ai vinti. Parliamo ad esempio delle bombe nelle incursioni degli aerei sulle città nella seconda guerra mondiale. Palazzo natio di Genova, ultimo piano, il ritorno, dopo ad allarme finito, dal rifugio antiaereo: i miei vicini di appartamento vi entrano a fatica camminando su frammenti di cemento, la torcia sostituisce la luce elettrica mancante ed il suo raggio si alza verso il soffitto dove uno squarcio consente la visione del cielo. Lo sguardo cala sul robusto tavolo di marmo della cucina, rotto ma ancora sostenente una bomba - forse da 500 libbre inglesi? - che caduta di pancia non era esplosa! Altrimenti sarebbe sparito tutto lo stabile come capitò a quello abitato dalla famiglia di mia moglie a La Spezia, vicino all’Arsenale Militare, al ritorno dal riparo sulle colline circostanti. Intervenuti gli artificieri e chiusa l’apertura con la terrazza, questa dieci anni dopo ospitò un raduno danzante per festeggiare il diploma dell’Istituto Nautico, molti miei compagni di classe alla vigilia dell’imbarco come Allievi Ufficiali.