Frontiere labili
Invasione della Polonia da parte delle truppe naziste...
a cura del cap. d. m. Emilio Giuliano Bacigalupo
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Opinioni raccolte e suggerite quale spunto di riflessione
Energy and Civilization

Sulla linea di un precedente argomento (vedere "Confini e confinati") riprendiamo il tema dei contorni delle nazioni - mobili nei secoli per guerre e secessioni - ricordando il 70° anniversario dell'inizio del conflitto europeo: l'invasione della Polonia da parte dell'esercito nazista e quella conseguente sovietica dall'opposta direzione.
Il 1° settembre 1939 la macchina bellica tedesca, dal fuoco navale contro Gdynia e Danzica al rullo compressore terrestre, valicò il meridiano occidentale polacco (15° est circa) seguito dall'avanzata dell'armata rossa dal meridiano orientale (24° est circa).
La spartizione dello Stato polacco era il risultato del patto Ribbentrop-Molotov, preceduta dall'annessione forzata dell'Austria e dei Sudeti in Cecoslovacchia, che assieme ad errori diplomatici anglo-francesi indussero Hitler a scatenare la seconda guerra mondiale.
Spostamenti confinari hanno sempre avuto radici e frutti multipli nel tempo: anche l'Italia nel 1943-45 era divisa tra la conquista degli alleati e l'arretramento dei tedeschi, un parallelo mobile da sud a nord. La Polonia si oppose invano ai due occupanti con enormi sacrifici umani e materiali, non poté impedire che le sue frontiere divenissero rapidamente una sola: quella divisoria tra Germania e URSS.
Con la caduta di Varsavia il 27/9/39, per l'oggettiva inferiorità di soldati ed armamenti presi tra due fuochi convergenti, si azzerava questa nazione nella geografia politica: non nella storia per almeno due insigni personalità vincenti, una militare ed una spirituale.
Il re Jan Sobieski con le proprie truppe di ussari fu decisivo nell'aiutare l'imperatore austriaco Leopoldo I in difesa di Vienna - l'11 settembre 1683 - assediata dai turchi del gran visir Kara Mustafà su ordini del sultano Mehmet IV che ambiva alla conquista dell'Europa.
Pochi anni dopo la Costituzione del 3 maggio 1791, firmata dall'ultimo re Stanislao Poniatoski, la Polonia si indebolì politicamente e venne smembrata da Prussia, Austria, Russia: sparì dalle carte geografiche e dovette attendere la fine della 1a guerra mondiale per ritornare Stato; sino all'inizio della 2a guerra, appunto.
L'altro personaggio è il sacerdote Karol Woytjla dalle coraggiose doti umane e sociali: patriota contro il regime nazista e poi quello comunista, acquisì autorevolezza e prestigio come arcivescovo di Cracovia, poi cardinale; e soprattutto come Pontefice Giovanni Paolo II abbreviò sicuramente i tempi dell'influenza sovietica in Europa Orientale.
Intanto i due confini erano tornati ad esistere a fine guerra con qualche ritocco verso ovest conseguente alla volontà dei vincitori e subìto dai vinti. Si riaperse il turismo in terra polacca compreso quello religioso, come il recente pellegrinaggio dei popoli a Cracovia, promosso dalla Comunità di Sant'Egidio nello spirito ecumenico di Assisi.
Ho avuto occasione di visitare parte della Polonia nel 1990 e nel 1995: il primo viaggio fu più emozionante per la vicinanza temporale delle vicende del muro di Berlino (vedere "Prima e dopo la caduta"), attraversando in autobus Cecoslovacchia, Ungheria, Jugoslavia.
L'itinerario: Praga (dopo 22 anni, vedere "Davanti alle quinte") con i primi segni del risveglio libertatario; la capitale dell'attuale Repubblica Ceca è talmente nota per la sua bellezza urbanistica, così come quella ungherese, negli scenari rispettivi dei fiumi Moldava e Danubio, da non descriverne in questa sede.
Parliamo invece di Varsavia interamente ricostruita dopo le distruzioni per soffocare la resistenza dei polacchi ai nemici: in breve la piazza centrale ed il castello reale, il muro del ghetto ebraico e la cittadella storica, il parco con la statua di Fryderyk Franciszek Chopin (di questo grande musicista si festeggerà a breve il 200° anniversario della nascita).
Di passaggio nelle città di Wroclav e Lodz, tappa significativa a Cestocova famosa per il santuario della "Madonna Nera" icona della religiosità nazionale.
Arriviamo nella deliziosa Cracovia, risparmiata dagli eventi bellici, ricca di opere d'arte e civiltà: il castello del Wavel e la cattedrale sulla collina, la piazza del mercato con la civica torre e la chiesa della Vergine Maria sulla cui sommità di 224 gradini vi è sempre un trombettiere volontario! Ogni ora lancia ai 4 punti cardinali una squillante melodia in ricordo di quella di avvertimento per la difesa dagli invasori tartari, XIII secolo, suono che si interrompe a memoria della sentinella trafitta da una freccia nemica.
Non distante dalla città due note località: quella tristemente famosa del campo di Auschwitz - in polacco Oswiecim - con la cinica frase all'ingresso "il lavoro rende liberi" sintesi della crudeltà dell'uomo sull'uomo. L'altro sito è l'espressione dell'operosità e dell'ingegno umano: la miniera di sale di Wieliczka, interno raggiungibile con un avventuroso montacarichi multipiano, nel buio, per ammirare negli scavi capolavori di sculture fatte dai minatori: il presepio, l'ultima cena, una chiesa con addobbi e lampadari in uno scenario stupefacente.
Questo viaggio si completò superando i monti Tatra e attraverso la cittadina di Banska Bistrica in Slovacchia; sosta a Budapest le cui attrattive e quelle di altre città ungheresi meritano un prossimo racconto - idem a Zagabria e Lubiana, infine la visita delle celebri grotte di Postumia prima di rientrare in Italia via Trieste.
Seconda esperienza in Polonia 5 anni dopo: la moneta zloty valeva 0,13 lire ed ora 7 lire. Rivediamo i luoghi salienti di Varsavia e persino lo stesso albergo Forum (con più "mondanità" di allora).
Visita più intensa della basilica mariana di Jasna Góra a Cestocova e quindi Cracovia, capitale polacca dal 1038 al 1611, con la residenza del Wavel ove regnò Cosimo il Grande; nell'attiguo museo ammiriamo opere insigni tra cui il dipinto di Leonardo da Vinci a Cecilia Gallerani, la famosa "dama con l'ermellino". Nella vicina cattedrale dedicata ai santi Venceslao e Stanislao fu consacrato vescovo il futuro Papa Jan Pawel Il (Giovanni Paolo II).
La piazza del mercato maggiore è immensa (metri 200 x 200, tracciata nel 1257): svetta la basilica della Madonna e la torre del "trombettiere storico"; da vedere anche le chiese di San Paolo e Sant'Andrea, stile barocco e romanico. Ritorniamo infine nei due luoghi citati: il campo di sterminio, oltrepassando l'insegna in ferro "Arbeit macht frei" e la miniera di salgemma, un dedalo di oltre 200 chilometri scavati in 700 anni e distribuiti su 9 livelli fino a 327 metri di profondità. Dalla malvagità del finto lavoro alla spiritualità del lavoro creativo: entrambi segni emblematici della storia di una nazione tra due frontiere non più labili.









Varsavia:
la Fortezza

Varsavia:
il Castello reale

Varsavia:
monumento a Chopin

Cestocova:
il Santuario










Cestocova:
icona della "Madonna Nera"

Wieliczka:
entrata della miniera

Wieliczka:
la chiesa sotterranea

Auschwitz:
entrata del lager






Cracovia:
la piazza e la Torre

Cracovia:
la piazza e la Basilica


Corriere della Sera 18 dicembre 2009
Rubata l'insegna all'entrata di Auschwitz
Portata via la celebre iscrizione «Arbeit Macht Frei»
(«Il lavoro rende liberi»). Il governo: «Atto ripugnante»


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In celebrazione della Giornata della Memoria

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