Azione e Reazione
a cura del cap. d. m. Emilio Giuliano Bacigalupo
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Opinioni raccolte e suggerite quale spunto di riflessione
Energy and Civilization

Questo binomio è onnipresente, anche se spesso non lo notiamo, nelle leggi della natura e dell'umanità: a maggior ragione di sopravvivenza in quel piccolo mondo della marineria che ho descritto nei precedenti due articoli, come ricordo giovanile ed avventuroso dei miei anni '50.

L'equazione base del mare è quella di Archimede con cui defini` la spinta di galleggiamento identica al peso dell'acqua spostata dal corpo immerso: all'azione di un natante con la propria forza di gravità corrisponde, uguale e contraria, la reazione verso l'alto della massa liquida occupata.
Ciò è valido per qualunque imbarcazione, anche per il sommergibile che per scendere necessita di zavorra e viceversa, compreso l'essere umano che è favorito se è più grosso che pesante: infatti nella fase di equilibrio giocano entrambi i pesi specifici, e quello del Mar Morto - esempio di massima concentrazione salina del 26% - permette alle persone di fuori uscire quasi metà!

Ben noto, pertanto, è il baricentro o punto virtuale in cui si identifica tutto il peso dell'oggetto in questione: se è una nave occorre parlare anche di metacentro, non altrettanto noto, proiezione del centro di volume della parte sotto il livello marino e che spinge verso l'alto.
Quest'ultimo punto è sempre sovrastante al precedente e cosi` assicura la stabilità dell'imbarcazione: anzi durante il rollio "agente" in mare mosso, pur spostandosi verso il fianco inclinato, forma con il baricentro una coppia "reagente" ripristinando la iniziale verticalità, per poi riportare detto binomio sulla fiancata opposta.

L'importanza della carena nella galleggiabilità delle navi è stigmatizzata nella dizione "opera viva" per la zona inferiore comunque immersa e "opera morta" per il restante volume che non concorre al metacentro.

Quando il centro del peso trasla lateralmente, quasi oltrepassando quello di volume per accidentale e grave spostamento del carico, la nave non si può raddrizzare e le onde completano il disastro: come avvenne, ad esempio, il 5/1/1924 al piroscafo Tasmania al largo dell'isola di Ouessant,tra la Manica e il golfo di Guascogna.

Il mare forza 9 distrusse la prima scialuppa con metà equipaggio (che peri`) ma non la seconda, calata successivamente alla massima inclinazione della nave prima di affondare: dopo quattro giorni di disagi inenarrabili, i 14 superstiti (tra cui mio padre) furono avvistati e salvati in extremis.

Passando dal dramma al sorriso, quanti di voi notano la giusta direzione delle bandiere dei velieri nei quadri, disegni e figure varie?
Ovviamente una imbarcazione a motore ha una velocità tale, salvo forte vento favorevole, da far volgere verso poppa ogni vessillo: ma quando è l'aeriforme (azione) che spinge il natante e ne vince la resistenza (reazione) ben superiore alle varie bandiere,queste non possono che garrire verso prua: nonostante l'arte pittorica, talvolta digiuna però di navigazione, che si può osservare in molte rappresentazioni; caso curioso di "Ars Condicio"!

E dalla natura alla tecnica, appunto, per significare come il titolo possa trovarsi anche nel cuore pulsante, anzi rotante, dei transatlantici che solcavano maestosi gli oceani nei primi sette decenni di questo secolo.
Allora i motori endotermici disponevano di potenze e rendimenti minori di quelli odierni sovracompressi, e non potevano spingere grandi navi passeggeri alla velocità di quasi trenta nodi per gareggiare tra loro e a nome della rispettiva nazione: ricordate il mitico Nastro Azzurro per il record di minor tempo tra Europa e Stati Uniti?

Ecco quindi le caldaie fornire vapor acqueo alle turbine, ad alta pressione nella prima parte detta ad "azione" poi verso valori decrescenti nella zona restante detta a "reazione".
Questa dicotomia tecnologica di perfezionamento di potenti turbine a vapore nasce dal differente profilo delle palette fisse (statore) e mobili (rotore): anzi nasceva, perchè ormai collegati i continenti con gli aerei, le crociere si effettuano lungo le coste con moderni motori più pronti ai comandi (oltre che più economici nei consumi di combustibile).

Quando navigando nel 1956 sul "Conte Grande" trovai tre macchinari per ciascuna delle due eliche, le turbine di alta e media pressione ruotavano a circa 6.000 giri/minuto, ridotti a 600 da un ingranaggio sul quale agiva la turbina di bassa pressione, il tutto parimenti ridotto ai 120 g/1' dei propulsori. Ma all'azione del "telegrafo della plancia" la reazione della macchina era lenta e problematica, data l'enorme inerzia delle masse rotanti, e poteva costituire un guaio in caso di ostacoli improvvisi.

Questa turbonave, l'unica rimasta delle grandi città galleggianti degli anni '30, aveva apparecchiature talmente obsolete (verrà ritirata poco dopo) da evidenziare il sacrificio del personale di macchina.
Per contro erano lussuosi i locali ricreativi per i passeggeri, specie di prima classe, come tradizione anteguerra.

Ebbene ecco una "forzatura simpatica" del concetto in titolo: all'azionamento operativo in sala macchine così disagiata si compensava con una reattività del comandante - in realtà era una liberalità discrezionale seppure consolidata - invitando a turno in sala feste gli ufficiali, purchè sapessero ballare con le passeggere ed alternassero le diverse età...

Turbonave "Conte Grande":
apertura del ballo
Festa del passaggio dell'Equatore,
marzo 1956
[Clicca per Foto]

Essendo allievo e senza responsabilità di comando, le mie "prestazioni tersicoree" della serata venivano bilanciate con l'inizio della guardia alle ore 6 anzichè alle ore 4 recuperando un pò di sonno; caso raro in cui azione e reazione sono altrettanto originali e piacevoli!

Piroscafo "Maria Bibolini":
battesimo del mare mosso,
golfo di Guascogna,
agosto 1952
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A questo proposito, e per terminare, ricordo come sulle navi vengono rispettati rigorosamente gli orari programmati, in cui il personale subentra fisicamente e giuridicamente ai colleghi, iniziando dai sottoposti e completando il passaggio con l'ufficiale. Questi riceve dal collega le consegne scritte sul "giornale di bordo" con i commenti verbali sul turno concluso; ed esaurite eventuali domande/risposte diventa responsabile a tutti gli effetti.
E se per caso avrà problemi di salute - non è vero che ci si abitua a tutto, compreso il mare mosso - cercherà di resistere vigile, altrimenti obbligherebbe gli altri due colleghi a periodi di guardia di 6 ore ed intervalli ancora più brevi.

Sulle navi ci sono materiali di riserva, scorte dette di "rispetto"; ma nulla di ciò per gli uomini!

Energia reattiva, ragionevole, rispettosa?

[Bacigalupo: 18 febbraio 1997]


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