InfoMed - A.I.S.O. Associazione Italiana Studio Osteosintesi
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Presidente prof. R. Marsano
Milano - Italy
 
 


 

Bollettino Scientifico di Aggiornamento

n. XXIII - Ottobre 1995


PREMESSA

Il presidente Prof. Romano Marsano

L'A.I.S.O. rimanendo fedele ai principi per cui è stata fondata prosegue con il Bollettino a diffondere l'informazione riguardante le teorie e le tecniche di trattamento delle fratture e pseudoartrosi allo scopo di migliorare la loro guarigione.
Un problema importante che dovremo affrontare in futuro sarà l'accelerazione dei processi di riparazione.
Numerosi sono i fattori che sono stati scoperti, ma da questo cumulo di dati sarà necessario scegliere i più efficaci nella pratica clinica. Nonostante i numerosi studi vi è ancora un'alta percentuale di ritardi o non consolidazioni. Poiché esistono sedi particolari con alto rischio come il collo del femore e lo scafoide, si è voluto dare molta importanza alla causa vascolare ( peculiare di queste sedi ) ma anche alla difficoltà del controllo delle sollecitazioni per le caratteristiche anatomiche locali. Queste due cause sono ancora molto discusse.
Vi sono molti indizi, ma non prove, che i fattori meccanici diano un considerevole contributo alla qualità, quantità e velocità dell'osteogenesi mentre l'azione negativa del danno vascolare, indubbiamente importante, sembra poter essere compensata sufficientemente da una valida osteosintesi che non disturbi la rivascolarizzazione e la neovascologenesi. La riparazione di una frattura è un processo singolare, che per una cascata di eventi evolve verso la formazione del callo di guarigione. Per molti motivi, in cui intervengono diversi fattori, non sempre ciò avviene, per cui il chirurgo impiega tutta la sua esperienza per evitare il ritardo o la non consolidazione cercando di accelerare questo processo. Per fare ciò ha a sua disposizione molte tecniche che possono ridurre i rischi del fallimento terapeutico.
Allo stato attuale possiamo disporre di strumenti, mezzi e trucchi per trattare le nostre patologie, specie quelle traumatiche e siamo passati dal pressappochismo ad una maggior precisione. Ci troviamo nella condizione di poter scegliere, tra le diverse opzioni, la procedura in grado di risolvere o almeno affrontare i problemi con maggiori speranze di successo. Una gamma rilevante di combinazioni tra impianti e frattura è a nostra disposizione. Ma questo maggior spazio per la fantasia ci costringe a delle regole e dei limiti oggettivi: i modelli devono essere il frutto della logica, i mezzi e i metodi devono essere razionali.
L'osso è un solido materiale da costruzione, ma è anche un tessuto vivente. Le cellule sono responsabili della riparazione delle micro e macro lesioni traumatiche a cui rispondono con la rigenerazione di elementi cellulari e della matrice lesa, attivando processi di riparazione, proliferazione e differenziazione, rendendo la struttura ossea più resistente in vivo. Un miglioramento della guarigione delle fratture è stato messo in relazione all' applicazione di micromovimenti controllati con un regime osteogenetico e non osteolitico, a causa sia della sollecitazione che funge da stimolo di proliferazione e di differenziazione, sia in forma lesiva creando reazioni biologiche endostali e periostali che entro certi limiti sono utili al R.A.P. ( Regional Acceleration Process ).
Le condizioni meccaniche migliori non sono ancora state stabilite. si sa che una rigida fissazione può essere utile, ma poche informazioni sono state riportate sulla quantità e qualità dei movimenti che possono influenzare ciascuno stadio della guarigione di una frattura. Riducendo il grado di movimento le pseudoartrosi ipertrofiche guariscono rapidamente. White d'altra parte, applicando un regime intermittente di forze, non ha visto modificazioni delle caratteristiche e velocità della consolidazione. Goodship e Lanyon hanno dimostrato che un piccolo numero di cicli di carico mantengono l'osteogenesi nell'osso intatto ed evitano l'osteopenia.
Molti hanno dimostrato che un regime particolare di movimento nella prima fase può favorire il callo senza però considerare il rapporto tra diastasi e movimento suggerito dal modello di Perren. Inoltre già il Powels aveva sostenuto che nessun tessuto può essere vitale ed esistere se la forza a cui è sottoposto supera la sua resistenza all'allungamento.Indubbiamente il movimento può essere utile, ma la sua intensità deve essere rapportata alla riduzione ed alla diastasi residua o presente per perdita di sostanza, che può tollerare più o meno un determinato regime di forza a seconda dell'ampiezza del tessuto interposto.
Secondo i lavori di Carter, di Frost e Jaworski gli stimoli possono essere prodotti anche da microdanni a patto che questi non si accumulino rendendo negativo il bilancio metabolico e l'omeostasi cellulare. Quando trattiamo una frattura modifichiamo e riduciamo lo stimolo meccanico; è perciò probabile che esista un appropriato regime di forza che possa influenzare la velocità tanto auspicata di guarigione. Questo stimolo ottimale non è ancora conosciuto. Potrebbe trattarsi di sollecitazioni a bassa intensità o movimenti controllati in prevalente azione assiale delle risultanti con neutralizzazione delle forze nocive alle strutture Secondo Woo un certo movimento stimola la proliferazione del callo esterno.
Comunque ripeto, un consenso non è stato raggiunto sulla rigidità di fissazione ottimale per differenti tipi di frattura e non vi è ancora un accordo su come e quando modificare questa rigidità nel decorso, sebbene per la maggior parte degli autori nella prima fase è necessaria una maggior quiete meccanica. A livello cellulare esiste un controllo della proliferazione, della differenziazione e della sintesi della matrice con la conseguente deposizione di calcio, ma il meccanismo di questi fenomeni non è ancora ben chiarito a livello molecolare e non sono stati ancora ben stabiliti i parametri meccanici ottimali. Sono tutti motivi per affrontare e discutere questi argomenti in futuro.
Attualmente per mettere ordine nelle indicazioni è necessaria un'attenta valutazione delle metodiche, che utilizzi le statistiche con un maggior numero di variabili. Nonostante il numero di ricerche in questo settore rimane ancora molto significativa la prova di validità che consegue all'osservazione clinica e valutazione dei risultati.
Con queste metodiche è possibile selezionare i mezzi di sintesi più idonei ad ogni tipo di frattura. L'informazione è necessaria nella nostra chirurgia che deve agire con tecniche sempre più sofisticate per accelerare i tempi di consolidazione delle fratture.
La confusione cresce e diminuisce a seconda del decremento o rispettivamente dell'aumento dell'informazione, ma occorre allontanare l'incerto e mettere ordine e progredire tenendo presente il gioco delle interazioni e delle correlazioni tra i diversi fattori per poter affrontare anche le contraddizioni. Platone, che può essere considerato il precursore della tecnologia, sostiene che la virtù di ogni cosa non si acquista a caso ma mediante un ordine, una regola, che sono difficili per ciascuna cosa.



 
Prefazione Bollettino 1995 
a cura del Prof. Romano Marsano 
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LE FRATTURE DI ACETABOLO:
NOTE SUL TRATTAMENTO 
LA NOSTRA ESPERIENZA NELL'UTILIZZO DEL CHIODO I.C
NOTE TECNICHE E CASISTICA
Prefazione Bollettino 1996
a cura del Prof. Romano Marsano
Alcuni articoli pubblicati:
I FENOMENI ACCELERATORI REGIONALI (R.A.P.)
NEI PROCESSI OSTEORIPARATIVI
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