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Rete delle piccole Citta`

Dallo Statuto al Progetto

di Pietro M. Toesca

La città utopica

Non insisteremo mai abbastanza sulla differenza che c'è tra città bella e città utopica.

Per un aspetto si tratta della medesima cosa.
La bellezza di una città è la manifestazione tangibile della coerenza significativa della sua organizzazione spaziale.
E questo è utopico in un mondo in cui i frammenti della bellezza, a volte anche lancinanti, debbono essere cercati in contenitori il cui principio costruttivo è piuttosto l'assoluta incoerenza, l'assoluta disattenzione, l'assoluta derubricazione estetica. Ma proprio per questa straordinarietà le città belle sono visitate come tali, come grandi frammenti di un contesto, accettato normalmente e quotidianamente come reale, per il quale la bellezza è un orpello più o meno superfluo, piacevole come i prodotti di lusso, ma tutto meno che seriamente pretendibile dal ritmo della normalità moderna.

Come i prodotti di bellezza: le donne, e oggi anche gli uomini, possono spendervi la loro ricchezza, ma dietro alla produzione c'è tutto un lavoro, una trama, e un complicato meccanismo che, finalizzato com'è al profitto piuttosto che alla bellezza come tale, considera in fondo questa come un fatto del tutto strumentale e secondario, affatto autonomo e dunque incapace di coordinare intorno a sé i processi della propria formazione come oggetto.

La città bella dà luce alle nostre sospirate vacanze, e i suoi cittadini imparano presto a servirci in questa evasione dalla nostra più o meno grigia, ma seria, normalità.

La città utopica è, invece, quella la cui bellezza è vista immediatamente come struttura, sostanza del suo porsi come città.

[gif - 28,433 bytes]La città utopica è la città che è tale perché è bella. La visibilità riguarda il suo profondo, cioè la capacità che essa ha di provocare il rapporto sociale, di creare la comunità.

Le città esemplari che sono per ora i nostri referenti dinamici debbono la loro costruzione a questa convinta coincidenza: la bellezza è la manifestazione del significato di città, le scelte estetiche sono quelle che permettono ad ogni definizione spaziale di essere adeguata, funzionale, e non al di sotto del proprio compito.

Palazzi, piazze, case, vicoli e mura: che cosa significano?

Quel rapporto che ora dobbiamo con sforzo e molto polemicamente ricostruire tra architettura e urbanistica si è dato storicamente come un fatto quasi naturale (certo di quella naturalità antropica di cui parla Paolo degli Espinosa a proposito della creazione umana di un "secondo ambiente naturale").

La città crea la comunità perché è creata, a sua volta, dalla comunità; che non si accontenta di dividersi lo spazio e di segnarlo, ma lo contrassegna, gli dà un senso in tutte le sue parti e nel suo insieme.

In verità è questo proposito ad essere oggi utopico; poiché questo modo di concepire lo spazio non riguarda la sua quantità ed estensione, ma la sua adeguatezza all'idea e, viceversa, la sua capacità di tradurla in concreta realtà.
Su questo è addirittura difficile intenderci tra di noi, cioè in molti (quei molti che pur si riferiscono alla piccola città storica come possibile nuovo modello di sviluppo).

La ricerca attiva della trasformazioneLa città utopica
L'autoanalisi della cittàNovità e alterità
La solitudine e il confrontoIl luogo pubblico
Un luogo per decidere L'utopia della libertà


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